La Gazette de Montpellier, 26 mai 2016
Il Mattino 14 giugno 2016
Gli scritti di Anselmo Botte in un'antologia francese
La vita delle lavoratrici e dei lavoratori occupati nell'agricoltura e nell'agro-industria della provincia di Salerno entra nella letteratura internazionale attraverso i testi di Anselmo Botte...
di GENNARO AVALLONE
La città di Salerno 26 giugno 2016
La vita delle lavoratrici e dei lavoratori occupati nell'agricoltura e nell'agro-industria della provincia di Salerno entra nella letteratura internazionale attraverso i testi di Anselmo Botte. Alcuni estratti dei romanzi del sindacalista-scrittore sono stati selezionati in un'importante antologia in lingua francese delle nuove tendenze della letteratura italiana contemporanea, dal titolo “Soyons le changement...”.
L'antologia è stata pubblicata, nel mese di Maggio, a cura di Angela Biancofiore, professoressa dell'Université Paul Valérie de Montpellier, e di Romano Summa e Sondes Ben Abdallah, dottorandi della stessa università, per le case editrici Levant e Euromédia.
Botte è in ottima compagnia in questa raccolta letteraria, il cui titolo richiama l'esortazione di Gandhi a cambiare il mondo cambiando, anche, sé stessi, senza separazione, cioè, tra il collettivo e l'individuale. Ad affiancarlo ci sono tanti nomi importanti della letteratura dell'ultimo trentennio, alcuni dei quali particolarmente noti e tradotti all'estero, tra cui Carmine Abate, Dora Albanese, Cosimo Argentina, Andrea Bajani, Erri De Luca, Dante Maffia, Michela Murgia e Laila Wadia.
I contributi di Botte sono due. Il primo, dal titolo Bruits et obscurité, è tradotto da “Mannaggia la miserìa”, suo primo romanzo del 2009. Il secondo, Très rouge, è tratto da “Rosso rosso”, suo terzo romanzo, pubblicato, nel 2012, dopo “Grazie mila” del 2010, a chiusura di una trilogia dedicata al nesso migrazioni-lavoro-sfruttamento nell’agricoltura salernitana, tra la Piana del Sele e l'Agro Nocerino-Sarnese.
Anselmo Botte, attraverso il suo impegno sindacale tra i conservifici dell'Agro e nella ricca zona agricola della Piana del Sele, economie e società caratterizzate da tipici rapporti capitalistici di sfruttamento della manodopera, ha posto in evidenza soprattutto le dimensioni esistenziali di una serie di esperienze migratorie e lavorative. In “Mannaggia la miserìa”, così come in “Grazie mila”, ha messo in forma letteraria le storie di vita di alcuni immigrati marocchini, evidenziando come fossero (e sono!) parte determinante di un'economia importante della cui ricchezza, però, non usufruiscono.
In questi due docu-romanzi si mostrano le capacità ed i livelli di organizzazione dell'immigrazione marocchina in provincia di Salerno, livelli altissimi che affrontano condizioni materiali difficili. Ad essere al centro sono le vite di lavoratori troppo spesso non riconosciute, relegate ai margini dai discorsi, speculari, del razzismo e dell'assistenza. Questi discorsi, seppure radicalmente diversi, non sono capaci o interessati a vedere che, al contrario, da queste vite si sprigionano le energie che spingono avanti un'intera economia, giorno dopo giorno, nei campi, negli allevamenti, nelle caldissime serre, negli stabilimenti di confezionamento dei prodotti di quarta gamma: le energie senza le quali tutta la agricoltura della Piana del Sele e la trasformazione del pomodoro che si fa nell'Agro si fermerebbero.
Questa centralità del lavoro è il filo conduttore anche di “Rosso rosso”, attraverso la storia di Lucia, operaia delle industrie conserviere, e, più in generale, si ritrova in tutta la antologia, specialmente nei contributi di Carmine Abate e Cosimo Argentina, confermando una linea virtuosa della letteratura italiana degli ultimi 70 anni, capace, con Paolo Volponi, Ottiero Ottieri, Luciano Bianciardi, Primo Levi, Roberto Tessari, di raccontare criticamente, dall'interno, un mondo troppo spesso visto come una scatola nera, in cui non ci sono persone, vite, sentimenti, relazioni sociali ma solo, semplicemente, fattori produttivi.
Alla realtà del lavoro, sempre più realtà meticcia, ricca di immigrati ed immigrate, gli scritti di Botte, e di altri in questa antologia, restituiscono una visibilità sempre più necessaria quanto più aumentano i tassi di sfruttamento, precarietà e riduzione dei diritti, in particolare nel Sud d'Italia. La proiezione a livello internazionale di questa realtà non può che essere un
fatto positivo, che può contribuire a moltiplicare gli impegni, anche politici, per invertire la rotta e costruire rapporti di produzione e condizioni occupazionali che rispettino le persone, non più ridotte a merce da cui estrarre ricchezza a vantaggio di pochi.